La lezione del 25 novembre per tutti i giorni dell’anno


Il 25 novembre si è celebrata la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Quest’anno la ricorrenza è caduta in concomitanza dei quarant’anni della morte di Elsa Morante che proprio di una violenza di genere, lo stupro, ha fatto un momento centrale nel suo “La Storia”: Useppe, il bambino innocente vittima degli orrori della Storia, è figlio della violenza subita dalla madre. Morante ci ricordava che dietro ogni atto di violenza c’è una persona, una storia, una ferita che può durare per sempre.  Oggi - tanto più a fronte degli ultimi dati pubblicati dall’Istat sulla violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia - questo ci invita a riflettere su quanto sia fondamentale riconoscere, prevenire e contrastare ogni forma di abuso, anche nel contesto lavorativo.

 

Il lungo percorso normativo per la tutela delle vittime di violenza è ancora in evoluzione. Punto di svolta è stata la legge 66/1996, che definisce lo stupro come crimine contro la persona. Hanno fatto seguito la  Convenzione di Istanbul (legge 77/2013), base della strategia contro la violenza di genere; il Codice Rosso, con il rafforzamento delle tutele e introduzione di nuovi reati; la legge 168/2023, con la protezione rafforzata per le vittime di violenza domestica; la Convenzione OIL 190/2019 (legge 4/2021), con la promozione della “tolleranza zero” verso violenza e molestie sul lavoro, anche in contesti indiretti (viaggi, formazione, eventi); la Direttiva UE 2024/1385, da recepire entro giugno 2027, con le misure preventive e di supporto, anche nei luoghi di lavoro. E' all'esame del Parlamento la proposta di legge A.C. 1693-A e abb., che modifica l'articolo 609-bis del codice penale, relativo al reato di violenza sessuale, introducendovi la nozione di "consenso libero e attuale" ad atti sessuali.

 

Tuttavia,  nonostante i progressi normativi, violenze e abusi di ogni tipo persistono: questa estate, la vicenda della pagina Facebook “Mia Moglie” ha riacceso il dibattito su dignità femminile e consenso e ADBI ha condiviso e rilanciato le riflessioni di Dacia Maraini. Violenze e molestie colpiscono tante donne, a prescindere dal loro ruolo e in ogni ambito. Secondo un’indagine Istat 2022-2023, il 13,5% delle donne ha subito molestie sul lavoro. Il piccolo campione delle socie che hanno risposto al questionario ADBI un mese fa conferma che il fenomeno esiste anche in Banca: il 30% ha osservato o vissuto molestie psicologiche; il 9% ha osservato o vissuto molestiesessuali; il 18% ha osservato o vissuto molestie psicologiche e sessuali. 

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Il messaggio di ADBI

ADBI invita a reagire e a segnalare comportamenti scorretti da chiunque siano posti in essere, superando imbarazzo, paura e vergogna. Anche comportamenti isolati possono indicare fenomeni sottostimati, rischi potenziale e possibilità di ricadute. Utilizzare gli strumenti disponibili è fondamentale per ripristinare un ambiente di lavoro sano. ADBI è un osservatorio attivo per monitorare le situazioni di disagio e i comportamenti lesivi; sostenere, aiutare e indirizzare le colleghe che vivono esperienze difficili; accompagnarle in un percorso spesso lungo e complesso. Subire violenze o molestie non è un fallimento personale o professionale.

 

Cosa fare in Banca in caso di molestie

La Banca promuove una cultura del rispetto e ha attivato strumenti di supporto e canali istituzionali per affrontare comportamenti lesivi di dignità, salute e produttività: l’obbligo di segnalazione da parte dei Capi Unità e Servizi in caso di illeciti disciplinari; lo sportello di ascolto con psicologi e psicoterapeuti; i Medici competenti per la salute psicofisica; il Gestore delle diversità per assistenza, inclusione e denuncia formale. Leggi ildocumento della Banca e consulta la pagina Intranet Stop Molestie.