Riflessioni ADBI sull'evento del 18 Marzo: Tempi di vita, di lavoro, della cura, tempi e spazi delle città dopo COVID-19


Giovedì 18 marzo si è tenuto un evento dal titolo ‘Tempi di vita, di lavoro, della cura, tempi e spazi delle città dopo il Covid 19’ in diretta sulla pagina Facebook della Fondazione Nilde Iotti. Sono intervenuti in qualità di relatori Lea Battistoni, Linda Laura Sabbadini, Tiziana Lang, Delia Zingarelli, Francesco Verbaro, Giorgio Cristiani, Susanna Camusso, Marianna Madia e Valeria Fedeli. 

L’obiettivo del meeting era fornire alcuni contributi sul nuovo paradigma lavorativo imposto dalla pandemia e ormai oggetto di una riflessione matura in vista dello scenario post emergenza. In particolare, sono stati analizzati gli impatti della crisi sulle donne, in termini occupazionali e di  organizzazione dei tempi di vita e di lavoro. Gli autorevoli relatori sono stati concordi nel considerare la rapida trasformazione un’occasione unica per attenuare la disparità di genere, a condizione che vengano adeguatamente affrontate alcune criticità. Innanzitutto, la crisi ha reso evidenti i noti ritardi nell’attuazione di strategie occupazionali e l’inadeguatezza del sistema dei servizi di cura. Nel caso della pubblica amministrazione, le principali criticità riguardano la scarsa attenzione alla qualità del servizio fornito e, inoltre, l’insufficiente cura riservata allo sviluppo del personale, spesso connotato da obsolescenza delle competenze. Non mancano, peraltro, esempi di aziende virtuose in cui è confermata la centralità del capitale umano: la Molinari, che da sempre investe nel coinvolgimento dei dipendenti, si è rivelata resiliente in occasione della crisi.

Secondo quanto riferito dai relatori, nel contesto post pandemia – definito volatile, incerto, complesso e ambiguo  - si affermeranno le aziende capaci di porre al centro dell’attenzione la persona  e la famiglia (approccio mai utilizzato in passato); le strutture saranno più snelle; i processi di apprendimento risulteranno collaborativi, esperienziali e multimediali; emergerà con forza la necessità di sviluppare le competenze comportamentali, accanto a quelle specialistiche.

Il volano della ripartenza è la digitalizzazione dei processi, abbinata ai programmi formativi,  essenziali soprattutto per lo sviluppo delle donne, spesso escluse dai settori trainanti della riconversione verde e dell’alta tecnologia. In quest’ottica, i fondi europei costituiscono un’opportunità per sostenere lo sviluppo inclusivo, purchè vengano utilizzati in modo coerente e coordinato. Il diritto del lavoro, parallelamente, dovrebbe regolamentare i diritti emergenti, in un’ottica di flessibilità e responsabilizzazione del datore di lavoro, pubblico e privato.

I relatori propongono, per il futuro, ecosistemi  fondati sui principi della flessibilità,  dell’autonomia e dell’inclusione, nei quali le aziende innovative sviluppano le esigenze delle persone in un territorio sostenibile, in accordo con l’obiettivo V dell’Agenda 2020-2030 (Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'autodeterminazione di tutte le donne e ragazze). C’è anche chi vede con favore l’introduzione di quote rosa che incentivano l’occupazione nei settori ambientale e digitale in espansione.

I diversi contributi hanno posto l’accento sulla transizione verso la società della cura, un passo necessario per cambiare rotta verso una società alternativa. In quest’ottica, il tema della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro si inserisce nel percorso di riforma del modello di welfare italiano che pone al centro della propria politica le persone e le famiglie, promuovendo la dimensione territoriale delle risposte ai bisogni dei cittadini.