Alta finanza e diversità di genere: una sfida per il futuro


Norvegia e Svezia sono ai primi posti tra i paesi con il maggior numero di leader donne nell’industria finanziaria: a dirlo è il Women In Financial Services 2016, il rapporto redatto dalla Oliver Wyman Management Consulting di Londra.

Per il secondo anno consecutivo, il rapporto rileva piccoli progressi a livello globale nella percentuale delle donne con alti incarichi manageriali: solo un quinto dei Consigli di Amministrazione di società finanziarie comprende il gentil sesso e, dato ancora più preoccupante, una buona parte – circa il 30% – abbandona il lavoro a metà carriera per trovare un impiego in altre aree.

I dati suggeriscono come le donne, ad un certo punto della loro carriera, soffrano di un conflitto interiore, creato dall’insufficiente flessibilità d’impiego ed allo scarso supporto per adempiere alle responsabilità familiari, e dalla percezione dell’impossibilità di ottenere promozioni e paghe eque rispetto ai maschi.

La diversità di genere dovrebbe essere vista come un imperativo di politica industriale piuttosto che farla rientrare nelle strategie di Corporate Social Responsibility – afferma Astrid Jaekel, uno degli autori del rapporto assieme a Ted Moynihan, il quale ribadisce che la finanza è ancora molto lontana dai suoi obiettivi per quanto riguarda la parità di genere.

Oltre al Giappone e alla Corea del Sud, listate tra le posizioni più basse per la rappresentanza femminile nel settore finanziario, anche l’Europa non mostra risultati soddisfacienti in merito alla diversità di genere rispetto agli altri continenti.

Gli unici paesi a superare la soglia minima sono sorprendentemente l’Italia, l’Austria e la Gran Bretagna, precedute dalla Polonia, il che dimostra quanto si sia indietro.

La bassa rappresentanza di donne, in particolare nei Consigli Direttivi ed Esecutivi, rappresenta un problema. Le decisioni chiave, strategiche e commerciali, di un’organizzazione sono prese dai Consigli di amministrazione che godono di grande visibilità, all’interno e all’esterno, il che li rende modelli di ruolo e per le aziende loro pari, oltre che di guida per il successo aziendale”, dichiara Moynihan.

Speriamo che questo secondo rapporto allargherà la discussione – scavando più a fondo, sensibilizzando e supportando i cambiamenti necessari nel settore”.

Secondo la Jaekel, un maggiore equilibrio di genere nel settore garantisce performance decisionali di qualità, migliori servizi ai clienti e fortifica l’economia in generale, come dimostrato dalle performance economiche dei paesi con un più alto tasso d’occupazione femminile. Gli autori del rapporto considerano necessario lo sviluppo di nuove soluzioni lavorative all’interno degli enti, affinché le donne possano raggiungere posizioni di management elevate e desiderino mantenerle, attuando contratti di lavoro idonei e incoraggiando un cambiamento culturale più profondo.