Svolta storica in Arabia Saudita: per la prima volta donne al voto


Il 12 dicembre scorso è stato un giorno storico per l'Arabia Saudita: per la prima volta nella storia le donne hanno potuto votare ed essere elette nel Paese.

Ad aprire il voto alle donne era stato nel 2011 re Abdullah, scomparso nel gennaio scorso, con un decreto nel quale aveva anche stabilito la soglia del 20% per le "quote rosa" dei componenti del Consiglio della Shura, un organo consultivo con poteri limitati eletto nominato ogni quattro anni dal sovrano.

I seggi a disposizione erano 2.106, a cui hanno ambito più di 6 mila candidati tra cui, per la prima volta in assoluto, circa 900 donne. Un rapporto di 6 uomini per ogni donna, che non ha impedito alle candidate di sesso femminile di aggiudicarsi l'1% dei seggi comunali.

Un risultato apparentemente marginale, ma di valenza straordinaria se si pensa l'importante traguardo raggiunto e le difficoltà affrontate sia dalle candidate, sia dalle elettrici.

L'Arabia Saudita è il secondo Stato arabo al mondo per grandezza, con una popolazione di 21 milioni di persone in cui vige una monarchia assoluta che non permette neanche la costituzione di partiti politici. Le leggi in uso si ispirano al wahabismo, l'interpretazione più intransigente e severa dell'Islam sunnita.

Le stesse elezioni municipali esistono appena da una decina d'anni e i consigli hanno poteri che si limitano all'approvazione del bilancio cittadino, la gestione di rifiuti, parchi e strade.

Durante la campagna elettorale, le donne hanno sofferto di una serie di restrizioni giuridiche che hanno messo a dura prova la loro determinazione. Per iscriversi alle liste elettorali serve un documento d'identità, che non tutte le saudite hanno. Inoltre, la legge impone la presenza di un accompagnatore maschio per richiedere i documenti, farsi registrare andare alle urne.

Lo stesso spostamento da un luogo all'altro è complicato, poiché l'Arabia Saudita è l'unico paese al mondo in cui le donne non possono guidare. Inoltre, alle candidate donna era vietato appendere manifesti con la propria foto, tenere comizi e partecipare ai dibattiti in tv. L'unica alternativa concessa era la nomina di un portavoce di sesso maschile.

Sono stati i social network a sostenere le elette e le elettrici nel creare una rete di contatti, far sentire la propria voce ed aggirare le limitazioni a loro imposte.

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Il superamento del gender gap è sicuramento ancora lontano, ma questo piccolo traguardo ha messo in moto un piccolo esercito di elettrici che può davvero rappresentare l'inizio di una rivoluzione epocale.

Foto:Getty Images