Mamme e lavoro: maternità sempre più breve


Negli ultimi tempi si è parlato sempre di più di maternità smart, soluzioni hi-tech per il telelavoro e flessibilità oraria per sostenere le donne nel periodo delicato della maternità. Tuttavia dai dati INPS del 2013 e 2014 è evidente come le donne si affrettino sempre più a rientrare sempre prima al lavoro dopo il parto.

Ovviamente le soluzioni teconologiche non si adattano a tutti gli impieghi, così come la flessibilità oraria può non essere applicabile in tutte le categorie lavorative. Inoltre resta sempre netta la divisione tra le donne dipendenti e le libere professioniste, quest'ultime strette dalla spietata necessità di non potersi permettere pause più lunghe di qualche settimana. Il problema però rimane sempre lo stesso: la maternità oggi è vissuta ancora un ostacolo lavorativo, un problema da risolvere. Fa più notizia una donna che torna a lavoro subito dopo il parto, rispetto ad una donna che dopo il parto il lavoro non lo trova più.

Lo scorso giugno è entrato in vigore il nuovo decreto 80/2015 attuativo del Job Act che introduce lo strumento del congedo parentale a ore. La soluzione piace alle neo mamme perché consente di tornare a lavoro in tempi ragionevoli con un orario ridotto, anche se con una decurtazione importante dello stipendio. Il preavviso per la richiesta del congedo a ore è di soli 2 giorni e questo sarà un interessante banco di prova per le aziende.

Negli ultimi anni interessati dalla crisi economica, restare a lungo lontano dall'ufficio vuol dire affrontare un rientro più difficile, con le aziende che sono costrette a cambiare velocemente gli assetti organizzativi per adattarsi ai mercati. Per non parlare di quanto incida nella perdità di opportunità di carriera.
Nel decreto sono previste anche due alternative: la possibilità di richiedere il part-time al posto del congedo parentale fino al 50% delle ore, per 10 mesi totali, e la sperimentazione del voucher da 600€ mensili per pagare asilo o baby sitter a chi rinuncia al congedo parentale. Per quest'ultima soluzione le richieste relative al bando 2015 sono state circa 2.500.

In sintesi quindi le mamme oggi sono costrette a valutare i costi per asilo e baby sitter da un lato, ed i sussidi statali se non si lavora. Il risultato è che per le donne con stipendi medio bassi conviene restare a casa.