Evento 29 Gennaio : Le leggi non sono gender neutral. Un’analisi dell’impatto della riforma Fornero


Mercoledì scorso si è tenuto il convegno ADBI dal titolo “Le leggi non sono gender neutral – un’analisi dell’impatto della riforma Fornero”, in occasione del quale le colleghe e socie Marta De Philippis e Francesca Carta hanno presentato un loro paper [in uscita nei WP] che descrive gli effetti della riforma Fornero sull’occupazione in generale e su quella femminile in particolare.

L’incontro, moderato dalla Presidente ADBI, è stato aperto dal dott. Daniele Franco, neo Direttore Generale della Banca, mentre la prof.ssa Marcella Corsi, dell’Università La Sapienza, è intervenuta in qualità di discussant.

Nel suo saluto iniziale il dott. Franco ha precisato come le tensioni scaturite dall’approvazione della legge Fornero siano state determinate dalla circostanza che l’aumento dell’età pensionabile, sancito dalla legge, è avvenuto in un contesto di bassa crescita economica, che ha imposto alle famiglie di dover continuare a fare affidamento sui redditi da lavoro di entrambi i coniugi. Nel complimentarsi con le colleghe per la loro ricerca, il DG ha sottolineato come spesso le leggi contengono disposizioni – specie in campo economico e per la spesa pensionistica - il cui impatto non è stato adeguatamente e preventivamente valutato, poiché le decisioni vengono adottate all’ultimo momento dopo lunghe negoziazioni e svariati compromessi tra i vari portatori di interesse. Il dott. Franco ha quindi concluso sottolineando che la parità di genere è un tema fortemente all’attenzione del Direttorio e che è stato chiesto al Servizio RIU di promuovere iniziative per eliminare gli evidenti squilibri di genere, tra cui quelli che si verificano all’assunzione di nuove risorse (anche nell’ultimo anno il bilancio dei flussi in ingresso è risultato marcatamente più favorevole al genere maschile).

Di seguito, Marta De Philippis ha illustrato i risultati della ricerca sottolineando come provvedimenti analoghi alla legge Fornero siano stati introdotti contemporaneamente in molti paesi avanzati, in risposta a un generale invecchiamento della popolazione. Tali riforme sono particolarmente popolari perché potrebbero generare duplici benefici sui conti pubblici dei paesi che le adottano (double-dividend policies): da un lato riducono la spesa pensionistica dall’altro, se accompagnate da un aumento dell’offerta di lavoro degli individui maggiormente colpiti, aumentano i contributi versati dai lavoratori. La ricerca fornisce evidenza di come la riforma Fornero abbia comportato un aumento del tasso di partecipazione delle donne italiane al mercato del lavoro e in special modo di quelle con meno anni di contribuzione. In particolare, si mostra che gli effetti sulla partecipazione si osservano non solo per le persone più anziane – che avrebbero avuto diritto a ricevere la pensione prima della riforma e che devono posticipare la data di pensionamento dopo la riforma – ma anche per gli individui relativamente più giovani – che comunque non avrebbero raggiunto i requisiti per andare in pensione, ma che subiscono un allungamento dell’orizzonte lavorativo per effetto del posticipo dell’età di pensionamento (effetto “forward-looking” della riforma). Quest’ultimo effetto ha però riguardato esclusivamente le donne.

Ha poi preso la parola la prof.ssa Corsi, precisando che la riforma Fornero era sostanzialmente un atto dovuto in quanto presente nell’agenda europea. Nel manifestare grande apprezzamento per la qualità del paper, la prof. Corsi ha  rimarcato che l’impatto sull’occupazione femminile della riforma deriva anche – e forse prevalentemente – dal fatto che le donne sono meno pagate degli uomini e che, anche a causa del passaggio dal sistema pensionistico retributivo al contributivo, il Gender Pay Gap in ambito pensionistico si è enormemente accentuato. Infatti, se a livello europeo il GPG medio sulle retribuzioni è di circa il 16-17%, quello sulle pensioni sale al 39-40%, il che rende le donne pensionate estremamente più vulnerabili e dipendenti. Quanto a possibili misure per adeguare le retribuzioni, la docente ha rimarcato che sono le scelte fatte lungo tutto il ciclo di vita a determinare i risultati, pertanto una parità retributiva non si potrà avere senza una vera parità contrattuale e di possibilità di scelta per le donne. Alcuni meccanismi di flessibilità, peraltro, potrebbero essere d’aiuto, come ad esempio quello in vigore in Svezia, dove i lavoratori hanno la possibilità di percepire contemporaneamente redditi da lavoro e redditi da pensione.

  1.     F. CARTA e M. DE PHILIPPIS Slide dal paper Working Horizon and Labour Supply: the Effect of Raising Retirement Age on Middle-aged Individuals,  in uscita
  2. M. CORSI e C. IPPOLITI, (2016), Le pensioni tra efficienza economica e giustizia sociale: un connubio possibile

 

Dettagli Evento: /newseventi/2020/01/working-horizon-and-labour-supply-the-effect-of-raising-minimum-retirement-age-on-middle-aged-individuals.aspx