Michelina Aspromonte, della Filiale di Bergamo, ci parla del libro “Papà, mamma e il gender”


Sono andata alla presentazione del libro della filosofa e parlamentare Michela Marzano Papà, mamma e il gender” a Bergamo. Un’iniziativa sostenuta da una ventina di organizzazioni su un argomento che risulta essere sempre spinoso ma necessario.
Con mia grande piacevole sorpresa ho trovato l’Auditorium di Piazza Libertà gremito... Molte donne giovani e non, studentesse e professioniste, ma anche molti uomini ad applaudire a più riprese la brava professoressa Michela, con tanta voglia di capire e capirsi.
La filosofa e professoressa nonché parlamentare, nelle vesti di scrittrice, piena di passione e sensibilità, ha fatto chiarezza su un tema complesso e delicato, quello del gender. Si tratta di un tema sempre dibattuto tra fazioni diverse: da un lato, quelli che denunciano l'ingiustizia di una società in cui una persona può ancora essere discriminata per il proprio diverso orientamento sessuale, per il proprio sesso, per la propria identità di genere; dall'altro, quelli che vedono nella teoria una pericolosa deriva morale.
Il gender è un tema di grande attualità nel contesto politico, sociale e lavorativo, con un decreto sulle unioni civili in dirittura d’arrivo nella sua formulazione di Legge.
Si parla sempre più di riconoscere l’esistenza di diversità, di valorizzarle abbracciando il paradigma in base al quale le differenze sono un valore per la collettività e non un elemento di distorsione dalla normalità da tollerare o arginare. Eppure un’effettiva uguaglianza di genere stenta ad affermarsi. Risulta lenta perché implica un cambiamento della cultura sociale e organizzativa (la cultura è più forte del genere).
Michela Marzano auspica un’educazione, una corretta educazione, per superare pregiudizi e scardinare gli stereotipi di genere; per rispettare e accettare la pluralità delle tipologie di famiglie. “Il caos nasce quando si usano i termini non corretti, serve sempre nominare le cose nel modo giusto”, afferma. Il primo fraintendimento, infatti, nasce dalla confusione che facciamo sul tema dell’uguaglianza, che riguarda il valore delle persone e dell’identità, questione legata alla descrizione delle persone che prescinde dal sesso, genere, orientamento sessuale, termini di cui peraltro definisce i precisi perimetri di ognuno da un’angolatura chiarificatrice:

 

Sesso: differenze genetiche biologiche anatomiche che caratterizzano il corpo del maschio e della femmina; un dato di fatto, una realtà visibile.
Gender (genere): è qualcosa in più della considerazione del solo corpo; è ciò che si è, non ciò che si sceglie di essere; identità di genere è la percezione profonda precoce e duratura che l’essere umano ha di sé; una conoscenza di sé che nella stragrande maggioranza dei casi si identifica con il sesso ma che può anche presentare disarmonia.
Orientamento sessuale fa riferimento al fatto di essere attirati emotivamente e sessualmente dall’altra persona di diverso o stesso sesso.

 

Ho apprezzato molto e condiviso, poi, il suo punto di vista sulla femminilizzazione dei ruoli: non è importante definire la “professione” della donna al femminile o al maschile (la ministra/ il ministro), quello che conta è che la donna possa arrivare a occupare quel ruolo.
A stereotipi e pregiudizi la Marzano oppone l’argomentazione (e quindi il ragionamento). "Pensare è faticoso" ci suggerisce, ma è l’unica cosa che va fatta per sconfiggere certi fanatismi in una società che vuole essere pienamente egualitaria.

 

Michelina Aspromonte
Bergamo,  8 maggio 2016